sabato 23 luglio 2016

La salute dei bimbi vegan (quelli veri) non fa notizia







Manuel, Gaia, Lorenzo, Marta, Alice, Gabriele, Sara. Nomi di fantasia che vogliono però raccontare una realtà autentica, lontana dagli stereotipi e dalla mistificazione dei fatti. Sono i nomi di bambini, quei bambini svezzati e cresciuti senza alimenti di origine animale. Bambini ben nutriti, seguiti da specialisti dell'alimentazione e da genitori attenti e responsabili. Bambini vegan che non fanno notizia perché di sana e robusta costituzione. Non importa se la scienza ha ampliamente confermato che quella vegan sia una dieta senza rischi e non un azzardo di uomini, donne e genitori sconsiderati. Non importa se i bambini vegan forse sono solo un numero ridotto in quella che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce «epidemia silente globale» e che certifica che l'Italia abbia uno dei più alti tassi di obesità infantile fra i paesi occidentali, secondo solo a quello degli Stati Uniti. Non importa se le famiglie vegan hanno un'impronta ecologica più bassa e amano gli animali senza distinzione alcuna e senza paradossi culturali. Non importa se è possibile richiedere un menù cruelty free nelle mense scolastiche senza presentazione del certificato medico, così come ha stabilito una nota dello scorso marzo del Ministero della Salute. Sì, perché il veganismo non è una patologia, mentre è patologica la disinformazione che colpisce gli italiani e alcuni media. A cosa o a chi giova questa visione distorta del veganismo? Molti interessi economici, senza dubbio, sono in gioco. Se i complottismi e le dietrologie non mi appartengono, mia amica è invece l'indignazione che cresce, cresce. Cresce a ogni titolo allarmista e poi smentito, a ogni informazione falsa e non verificata, a commenti superficiali sui social di utenti esperti di tutto e di niente. Ecco come mamma, come cittadina, come giornalista mi indigno, mi interrogo. E mi preoccupo. Della pericolosità della cultura del pregiudizio, delle opinioni che non poggiano su dati ma che partono dallo stomaco, dei danni che un giornalismo frettoloso e senza etica può provocare.
La forza dell'esempio, la positività delle esperienze, la testimonianza diretta come antidoto alle calunnie gratuite, alla condotta riprovevole di alcuni giornalisti, al pressapochismo nei social. Per questo ho scelto di aprire un blog e di raccontarvi di me, della mia bimba, della mia famiglia. Per gli stessi motivi ho chiesto ad alcune famiglie vegan di inviarmi scatti dei loro bambini. Bambini veramente vegan. Sani, belli, burrosi. Una piccola provocazione fotografica per provare come un'educazione alimentare diversa sia comunque possibile e praticabile. Per assicurare e rassicurare sulla crescita in salute di bambini come Manuel, Gaia, Lorenzo, Marta, Alice, Gabriele, Sara. Buone nuove che però non accalappiano click e non mettono in subbuglio lobby e sistemi commerciali. Ma ripeto, non importa.

2 commenti:

  1. Vorrei vedere qualche esame oltre che qualche foto dei bambini burrosi……ma no..dei vegani bisogna fidarsi e basta!!🤦🏼‍♂️🤦🏼‍♂️🤦🏼‍♂️

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Un pizzico di me

Ho manie di piccolezza. Mi piacciono i sassi, le foglie, gli origami. Mi piacciono gli occhi che non mentono, le dita che sfogliano, i piedini che calciano. Mi piacciono le parole semplici e gli haiku complessi, le chiavi che aprono ma non serrano, i coriandoli che volano, le frittelle che ingrassano. Mi piacciono le gocce di rugiada e le bolle di sapone. Sì, mi piacciono le piccole, le piccole grandi cose.

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